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martedì 29 dicembre 2015
sabato 27 giugno 2015
mercoledì 3 giugno 2015
Rubavano ai falliti: tutti dento a Latina ! Giudice, cancelliere e i suoi “fedeli” finanzieri
La Giustizia un Italia è morta da tempo l'articolo che segue di Mala Giustizia in Italia è solo una ulteriore conferma.
Mazzette, gioielli preziosi, viaggi e orologi di pregio: un consolidato sistema corruttivo. Gli affari del giudice, le mazzette grazie ai fallimenti pilotati in Tribunale, andavano meglio delle migliori aspettative. Tant'é che il magistrato, arrestato insieme ad un cancelliere, un sottufficiale della Guardia di Finanza, due commercialisti e un imprenditore, in pubblico sempre misurato e riservato, in privato si lasciava andare a un linguaggio meno compito: «Porca t...! Qua abbiamo mosso un milione di euro tra un c.... ed un altro».
Gli incassi della banda messa in piedi con curatori, periti e consulenti erano talmente oltre le previsioni da diventare un problema: «Dove c... li metto sti soldi ? Prima mi ero già comprato una casa, due, non lo posso fare, a chi cazzo le intesto, in qualche maniera ‘sti soldi li devo riciclà come cazzo faccio sennò ? Alla fine il magistrato si lancia sugli orologi: «Me lo merito un Rolex? Io ho scelto un Daytona», si sfoga con un complice. Acquisti che per gli investigatori servivano a ripulire i soldi che il giudice avrebbe ricevuto illecitamente da alcuni commercialisti, nominati consulenti nei fallimenti milionari.
Gioielli preziosi. “Volevo fare una sorta di tetris con gli smeraldi, gli orecchini e un anello se ci hai o con rubini, preferisco lo smeraldo, mi piacerebbe l’idea di un anello, diamanti, smeraldo, tutti smeraldi, un bel bracciale”, spiegava il magistrato – intercettato – al gioielliere, mentre sceglieva il miglior regalo per la moglie (anche lei arrestata). Per l’accusa i consulenti nominati dal giudice corrispondevano una percentuale dei compensi liquidati loro dal giudice stesso. Da anni in servizio al Tribunale, avrebbe creato una fitta rete di complicità in grado di avere informazioni confidenziali anche sulle eventuali indagini in corso.
Liquidazioni accelerate e aste pilotate in cambio di parcelle da centinaia di migliaia di euro. Il 15% spettava al giudice. Le indagini proseguono coinvolgendo altri giudici. All’orizzonte l’associazione a delinquere. «I miei amici, rivendicava il magistrato, mangiano anche loro alla tavola... Sono il leader, spalle larghe e palle sotto, devono fare come dico io».
venerdì 31 ottobre 2014
Riattivazione degli autovelox a postazione "fissa" sulla S.P. n. 366 Otranto - San Cataldo. Eliminato anche il vincolo paesaggistico?
Sorprende e non poco la decisione della "Provincia di Lecce" e probabilmente anche della locale amministrazione di riattivare gli autovelox a postazione "fissa" in zona Alimini.
Autovelox a postazione "fissa" prevista dal legislatore per altre tipologie di strade e che ricordiamo erano stati spenti, dopo migliaia e migliaia di multe e di ricorsi e, secondo alcuni, per la mancanza dell'autorizzazione amministrativa da parte del Comune di Otranto in quanto nella zona vige il vincolo paesaggistico.
Secondo il mio modesto parere l'illegittimità di tali autovelox a postazione "fissa" permane sotto vari ed altri aspetti.
Secondo il mio modesto parere l'illegittimità di tali autovelox a postazione "fissa" permane sotto vari ed altri aspetti.
Parliamoci chiaro il motivo della riattivazione di questi autovelox è solo quello di fare cassa in maniera molto facile, gratuita per alcuni, onerosa per altri, anche perché su tale tipologia di strada il tasso di incidentalità è pari a 0, pertanto, non vi è alcun'altra giustificazione al loro utilizzo.
Ma una domanda a chi di dovere la devo comunque porre:
se prima su tale zona, per gli autovelox a postazione "fissa", vi era un "vincolo paesaggistico" cosa ha contribuito a far cambiare idea e concedere quindi quell'autorizzazione amministrativa prima assente? Ma soprattutto cosa è cambiato dal giorno dello spegnimento di questi strumenti? E' stato eliminato forse il vincolo paesaggistico?
venerdì 12 settembre 2014
Quanti secondi deve durare il giallo in una intersezione? Siamo un paese con una giustizia di pulcinella.
Quella italiana è davvero una giustizia ballerina ....
Mi riferisco a quelle sentenze emesse da alcuni giudici della cassazione (non tutti) che, in mancanza di "indicazioni precise circa tale durata minima del 'giallo', sostengono che 3'' devono bastare per l'automobilista che intende attraversare l'incrocio con il semaforo giallo....
Si vede che non guidano loro le auto ... e che quando sono sui sedili del lato passeggero o in quelli posteriori sono distratti dalla lettura dei giornali...
Questi giudici hanno dimenticato come sono fatte le nostre intersezioni .... hanno dimenticato che qui in Italia c'è gente che attraversa l'incrocio a piedi o con la bici quando da loro indica il rosso ... in questo caso cari giudici che devono fare gli automobilisti investirli? O devono scattare la foto ricordo?
Hanno dimenticato che in alcune intersezioni vi è un unico semaforo con indicazione di direzione generica ... e allora cosa si fa quando si ha intenzione di svoltare a sinistra e si ha un altro automobilista di fronte? Si taglia la strada perché abbiamo solo 3' di tempo? E quelli che stanno fermi dietro di noi? Tutti multati?
Hanno dimenticato che in alcune intersezioni vi è un unico semaforo con indicazione di direzione generica ... e allora cosa si fa quando si ha intenzione di svoltare a sinistra e si ha un altro automobilista di fronte? Si taglia la strada perché abbiamo solo 3' di tempo? E quelli che stanno fermi dietro di noi? Tutti multati?
Cari giudici quando stabilite in maniera generalizzata che sono sufficienti solo 3'' per attraversare tutti i tipi di intersezione .... è evidente che non tenete conto nè dei veicoli lenti, e a volte del blocco del traffico al centro dell'intersezione, nè della conformazione degli incroci... che non sono tutti uguali...
Una sentenza che stabilisce che sono sufficienti solo 3'' per attraversare un incrocio è davvero insensata ... ma come fate a stabilire ciò con una sentenza?
Cari giudici io non passo mai con il rosso e nè con il giallo (a volte) ma 3'' potrebbero essere sufficienti solo se l'intersezione è libera ... e l'incrocio è corto ....
La vostra decisione non tutela i cittadini ed è irragionevole non solo perché non ci sono disposizioni legislative ben precise ma soprattutto perché non stabilite, nelle sentenze, anche a quale velocità minima e massima dovrebbe superare l'intersezione un automobilista.
Tenendo presente che con una velocità "costante" di 20 km/h si percorrono mt. 5,56 al secondo ....
Ebbene dopo quanto evidenziato e prima di giudicare le prossime volte rimettevi voi alla guida dell'auto provate a circolare nelle nostre città ... non fermatevi solo alle formalità ... vedrete che il vostro giudizio sarà diverso ... provare per credere...
In un incrocio abbastanza lungo da attraversare, e nelle grandi città con 4 corsie per senso di marcia ce ne sono tanti, se scatta il giallo immediatamente dopo aver varcato la linea trasversale (quindi per l'automobilista che ha già impegnato l'incrocio ufficialmente ancora verde...) e stabilite che la durata del giallo è solo di 3'' ... saremo tutti multati ... cosi le ditte private e gli enti locali faranno cassa e impoveriranno ancora di più chi con l'auto deve lavorare ...
Cari giudici se vogliamo parlare di sicurezza stradale io al vostro posto obbligherei tutte le pubbliche amministrazioni a collocare sui semafori i contatori dei secondi ... allora si che si può parlare di sicurezza stradale ... ma si sa che in Italia abbiamo e vogliamo la giustizia di pulcinella...
Come si dice in dialetto dalle nostre parti ... "mara a ci ccappa...".
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Sentenze corte di cassazione
giovedì 10 ottobre 2013
Microchip al posto dei contrassegni RCA cartacei. Altro contenzioso in vista?
Dal 18 ottobre p.v. dovrebbe (il condizionale è d'obbligo visto l'andazzo politico) entrare in vigore il D.M. del 9.8.13 n. 110 che prevede la progressiva dematerializzazione dei contrassegni di assicurazione dei veicoli a motore su strada.
Il tutto avverrebbe attraverso la sostituzione dei contrassegni cartacei con i sistemi elettronici o telematici.
Le Forze dell'Ordine o la Polizia Locale secondo il decreto non dovranno più guardare il parabrezza ma collegarsi alla banca dati istituita presso la Direzione Generale della Motorizzazione che come per il bollo auto (Agenzie delle Entrate) darà una risposta immediata sulla regolare copertura assicurativa della vettura.
Fin qui tutto ok e lo condivido.
Quello che non condivido è invece la possibilità che l'autoveicolo lasci una traccia elettronica attravreso la lettura di un microchip in occasione del passaggio dal casello autostradale, Tutor, Autovelox, Telecamere ZTL, ecc...
Ma dico io ma che fine ha fatto la "privacy" dei cittadini ?
E soprattutto che c'azzecca la lettura del microchip e quindi la tracciatura, in pratica, costante di una autovettura che non commette alcuna infrazione ?
Capisco che molti automobilisti non pagano la RC auto ma quello che non ritengo lecito è il controllo sulla vita privata e la libertà di movimento di tutti i cittadini prevista dall'art. 16 della Costituzione Italiana secondo il quale "Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi".
E ora dobbiamo forse chiedere il permesso per muoverci ?
Non è sufficiente quanto siamo già sotto controllo ?
E ora dobbiamo forse chiedere il permesso per muoverci ?
Non è sufficiente quanto siamo già sotto controllo ?
Come al solito in Italia si esagera sempre in conformità ad uno strano principio che le leggi vengono fatte per essere contestate e impugnate.
mercoledì 17 aprile 2013
C'era una volta la Giustizia...
C'era una volta la Giustizia... ora vige il principio ... della cecità totale... dell'errore giudiziario... dello sbilanciamento a sfavore dei più deboli ... e con costi ormai esorbitanti ... per chi la pretende.
E se poi la Giustizia, che dovrebbe bilanciare gli interessi delle parti .., delega... ai magistrati in tirocinio... per emettere provvedimenti seri ... anche quando dovrebbe essere un Collegio di magistrati ad emetterli... allora significa che siamo proprio .... alla frutta.
E se poi la Giustizia, che dovrebbe bilanciare gli interessi delle parti .., delega... ai magistrati in tirocinio... per emettere provvedimenti seri ... anche quando dovrebbe essere un Collegio di magistrati ad emetterli... allora significa che siamo proprio .... alla frutta.
mercoledì 6 marzo 2013
Vietato spedire a casa la foto scattata dall'autovelox ?
Con una recente decisione la Corte di Cassazione ha stabilito che il Comune risponde di lesione della privacy e quindi è obbligato al risarcimento, se invia, all’automobilista multato la fotografia con la prova dell’infrazione consegnandola però a un soggetto diverso.Il caso, deciso di recente dalla Cassazione e più volte ripetutosi in passato, è quello di una contravvenzione notificata a casa del proprietario dell'autovettura insieme alla documentazione fotografica.Il plico, tuttavia, era stato consegnato nelle mani della moglie di quest’ultimo.Inutile dirlo: nella foto, il conducente appariva insieme a un’altra donna, una collega di lavoro.Il fatto è stato sufficiente a provocare secondo la Cassazione una “turbativa della pace domestica e familiare”.Secondo voi è giusta questa sentenza?Io non sono per niente d’accordo … secondo me la foto “deve” essere spedita al proprietario dell'autoveicolo unitamente al verbale …. anche perchè come confermato dalla Cassazione ( poi di fatto contraddicendosi) nella “foto” ci deve essere raffigurata solo la targa e una panoramica della zona in cui è stata scattata. Mai le persone. Non è possibile infatti scattare foto frontali. Lo sostengo da sempre nei miei ricorsi.E non esiste che il "proprietario" al quale spetta difendersi immeditamente debba affrontare altre spese per recuperare la foto …. accorciando i termini per le difese.I giudici, secondo la mia umile opinione, dimenticano che “La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’Autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge” (art. 15 Cost.). Perciò bisognava punire semmai chi si è permesso ad aprire la corrispondenza …. diretta ad altro soggetto....La decisione della Cassazione è priva di fondamento e non ha alcun senso, infatti, cosa sarebbe accaduto se il proprietario nel recuperare la foto avesse visto la moglie con un altro?Pertanto sono dell'idea che la foto va inviata al "proprietario" del veicolo sanzionato senza se e senza ma... oppure "tutte" le amministrazioni devono rendere disponibile la foto on line invece come al solito in Italia si procede a macchia di leopardo....
venerdì 18 gennaio 2013
Patto Stato Mafia. Affari di famiglia. La sentenza della Corte Costituzionale non mi piace.
(Ghe pensi mi)
Mi sono letto la sentenza, chilometrica, del 4 dicembre 2012 contrassegnata con il n. 1/2013, depositata il 15.1.13, della Corte Costituzionale sul ricorso del Presidente della Repubblica (nonché Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura) con il quale chiedeva, in sostanza, la distruzione delle quattro intercettazioni telefoniche avvenute con l’ex Senatore MANCINO. Quest’ultimo sottoposto ad indagini, assieme a numerose altre persone, nell’ambito del procedimento penale concernente la cosiddetta “trattativa” tra Stato e mafia negli anni tra il 1992 e il 1994.
Molti aspetti mi hanno colpito di questa sentenza che ritenevo già scontata. Curioso è che neanche l’avvocatura distrettuale dello Stato era convinta, di ciò che chiedeva, infatti, nelle memorie, come ribattuto dal Procuratore della Repubblica, ha sempre usato il condizionale.
Altra curiosità emersa dalla sentenza è che l’attuale Presidente della Repubblica non era la prima volta che veniva intercettato indirettamente (anche nel 2009 e nel 2010) ma solo in questa occasione ha sollevato il conflitto. Cosi come nessun conflitto sollevò in un caso simile anche l’ex Presidente della Repubblica Scalfaro.
Come mai Signor Presidente Napolitano? Come mai nelle precedenti occasioni si è comportato in maniera diversa?
Forse a me e agli italiani non lo spiegherà mai e questo non può che aggravare il giudizio sulla sua persona.
Io mi chiedo e domando: ma perché distruggere quelle intercettazioni se nella situazione contraria potrebbero essere utili ad un terzo imputato per far valere la propria innocenza? In questo caso non vi è violazione del diritto di difesa del terzo che avesse un interesse contrario alla distruzione?
Ovvero, la richiesta di distruzione delle intercettazioni sarebbe stata presentata ugualmente dal Presidente della Repubblica (o in sostanza da MANCINO) se quella prova la si riteneva necessaria, invece, per scagionarlo da una eventuale imputazione?
Cosa c’è di tanto grave in queste conversazioni da richiederne persino la distruzione?
A me questa sentenza non piace per niente, perché, significa che: il Presidente della Repubblica italiana può tranquillamente parlare al telefono anche con un mafioso, mentre, i magistrati sono inevitabilmente costretti ad astenersi dal disporre intercettazioni a carico del mafioso che comunica direttamente con il Presidente della Repubblica.
Il tutto in contrasto con il principio di obbligatorietà dell’azione penale (art. 3 e 112 Cost.). Questa sentenza non mi piace anche perché seguendo il ragionamento della Corte Costituzionale lo stesso principio dovrebbe essere applicato agli altri Organi Istituzionali a cominciare dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dai singoli Ministri, i quali, sotto diversi aspetti, per tutti quello operativo, sarebbero dotati di poteri addirittura più importanti, di quelli del Capo dello Stato.
sabato 15 dicembre 2012
Fine della Giustizia.
C'era una volta la Giustizia in Italia...
fino a quando qualcuno non ha pensato di migliorarla ... sfasciandola invece del tutto.
Eh si perchè secondo la mia umile opinione la Giustizia in Italia non esiste più...
Tutta colpa della troppa "discrezione" del Giudice ...?
Secondo me questa "discrezione" dovrebbe essere cancellata dalla faccia della terra per non concretizzare il più delle volte una palese violazione dei principi costituzionali uno per tutti la discriminazione tra i cittadini.
E che dire del "libero convincimento" ?
Secondo alcuni è un principio di civiltà giuridica.... ma secondo me anche questo va cancellato ...
Bisogna giudicare con le "prove" che devono essere incontestabili e che si hanno a disposizione ... e non emettere una "sentenza" sulla base di una discrezione o convinzione personale che spesso e volentieri porta a degli errori madornali e gravi di un Giudice.E di processi e sentenze sbagliati/e ne abbiamo concreta prova tutti i giorni.
Ancor più grave è il fatto quando un Giudice emette una sentenza sulla base di un convincimento personale sbagliato e nonostante le prove a favore di un soggetto poi condannato o assolto (se ci si riferisce al procedimento penale).
Io dico No alla troppa discrezione. No al libero convincimento.
Altrimenti non ci possiamo lamentare quando si viene a conoscenze di sentenze scontate e di giudizi venduti. Io dico si a norme chiare e che non devono essere interpretate.
Altrimenti non ci possiamo lamentare quando si viene a conoscenze di sentenze scontate e di giudizi venduti. Io dico si a norme chiare e che non devono essere interpretate.
martedì 3 aprile 2012
Norvegia un camion precipita in un burrone. Il primo conducente si è salvato in extremis perché è riuscito a saltare in due secondi fuori dal veicolo.
Dopo aver visto questo breve video
siete è ancora convinti
che l'uso "obbligatorio" delle cinture di sicurezza
salvano sempre la vita?
Io non lo ero prima e non lo sarà mai.
Per me l'uso deve essere consigliato e non obbligatorio.
mercoledì 7 marzo 2012
Alla patente di guida ... non si applicherà l'art. 7 del D.L. 9 febbraio 2012 n. 5.
Come volevasi dimostrare ... alla patente di guida ... non si applicherà l'art. 7 del D.L. 9 febbraio 2012 n. 5 che prevede per i documenti personali la validità/scadenza nello stesso giorno e mese di nascita ....
In Italia c'è sempre qualche rompi balle al Ministero che fatta la "legge" deve sempre dire la propria.... con una semplice perplessità ( Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Circ. n. 6193 RU del 5.3.12).
Pertanto si dovrà continuare a stare attenti alla data di scadenza della patente di guida .....
Grazie .... Dott. Arch. Maurizio VITELLI per le tue perplessità e la tua bella opposizione.
Solo in Italia... si può cancellare parte delle norme di legge con una semplice circolare .... incredibile.
venerdì 16 settembre 2011
La morte della Giustizia in Italia.
La Giustizia in Italia?
Morta!
Fatta a pezzi da un singolo uomo...
fuori di testa...
che per salvare se stesso
ha distrutto un'Istituzione
di questo Stato.
martedì 22 marzo 2011
La mediazione civile è una mezza sconfitta per gli avvocati?
Il 21 marzo u.s. con il decreto milleproroghe è diventata obbligatoria la mediazione per le controversie relative a diverse materie (diritti reali; divisione; successioni ereditarie; patti di famiglia; locazione; comodato; affitto di aziende; risarcimento del danno derivante da responsabilità medica; responsabilità da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità; contratti assicurativi, bancari e finanziari).
Per quanto riguarda invece il condominio e il risarcimento dei danni derivanti dalla cirolazione dei veicoli e dei natanti è tutto rinviato al 21 marzo 2012.
Invero d'ora in avanti la parte che intende agire in giudizio prima di adire il Tribunale ha l’onere di tentare la mediazione e deve essere informata dal proprio avvocato con un documento sottoscritto dall’assistito.
Il giudice, qualora rilevi la mancata allegazione del documento all’atto introduttivo del giudizio, informa la parte della facoltà di chiedere la mediazione. La durata di questo nuovo procedimento di mediazione dovrebbe avere (meglio essere prudenti) la durata massima di 4 mesi.
La mediazione civile mi dà lo spunto per dire la mia su questa materia.
Invero io credo che tutto ciò sia una mezza sconfitta per l'ordine professionale come quello degli avvocati soprattutto per quelli che nella loro carriera hanno sottovalutato quanto previsto dal codice deontologico soprattutto l'art. 40 che cosi recita: "L'avvocato è tenuto ad informare chiaramente il proprio assistito all'atto dell'incarico delle caratteristiche e dell'importanza della controversia o delle attività da espletare, precisando le iniziative e le ipotesi di soluzione possibili. L'avvocato è tenuto altresì ad informare il proprio assistito sullo svolgimento del mandato affidatogli, quando lo reputi opportuno e ogni qualvolta l'assistito ne faccia richiesta. Se richiesto, è obbligo dell'avvocato informare la parte assistita sulle previsioni di massima inerenti alla durata e ai costi presumibili del processo. E' obbligo dell'avvocato comunicare alla parte assistita la necessità del compimento di determinanti atti al fine di evitare prescrizioni, decadenze o altri effetti pregiudizievoli relativamente agli incarichi in corso di trattazione. Il difensore ha l'obbligo di riferire al proprio assistito il contenuto di quanto appreso nell'esercizio del mandato se utile all'interesse di questi".
Ma in particolare la sconfitta susssite, a parere di chi scrive, in quanto alcuni professionisti del settore nello svolgere la propria professione pare abbiano dimenticato del tutto il contenuto del regolamento deontologico e cioè: dell'art. 6. - Doveri di lealtà e correttezza; dell'art. 7. - Dovere di fedeltà; dell'art. 8. - Dovere di diligenza; dell'art. 12. - Dovere di competenza; dell'art. 19. - Divieto di accaparramento della clientela; dell'art. 23. - Rapporto di colleganza e dovere di difesa nel processo; dell'art. 35. - Rapporto di fiducia; dell'art. 38. - Inadempimento al mandato; dell'art. 40. - Obbligo di informazione.
Ma in particolare la sconfitta susssite, a parere di chi scrive, in quanto alcuni professionisti del settore nello svolgere la propria professione pare abbiano dimenticato del tutto il contenuto del regolamento deontologico e cioè: dell'art. 6. - Doveri di lealtà e correttezza; dell'art. 7. - Dovere di fedeltà; dell'art. 8. - Dovere di diligenza; dell'art. 12. - Dovere di competenza; dell'art. 19. - Divieto di accaparramento della clientela; dell'art. 23. - Rapporto di colleganza e dovere di difesa nel processo; dell'art. 35. - Rapporto di fiducia; dell'art. 38. - Inadempimento al mandato; dell'art. 40. - Obbligo di informazione.
venerdì 18 marzo 2011
Autovelox taroccati, 558 denunce: via tutti gli autovelox dalle strade senza la contestazione immediata!
Scandaloso Scandaloso e Scandaloso!!!
Si continua ancora a commercialiazzare autovelox di tutti i tipi e basta!!
Questi imprenditori e amministratori si stanno arricchendo alle nostre spalle !!!!!!!!!!!
venerdì 18 marzo 2011
(red.) Una ditta bresciana è coinvolta in una maxi inchiesta sugli apparecchi autovelox manomessi e illegalmente installati sulle strade dei comuni italiani.
La Guardia di Finanza di Brescia ha dato notizia dei dati relativi all' operazione "512" su un giro di autovelox taroccati e utilizzati in molte regioni italiane.
Le indagini, condotte dalla tenenza di Desenzano del Garda sono state svolte parallelamente a un'altra inchiesta, della Guardia di Finanza di Sala Consilina (Salerno), anch'essa riguardante un uomo di 60 anni, originario del mantovano, ma residente a Desenzano del Garda.
Entrambe le indagini hanno consentito di appurare, secondo quanto emerso, che Diego Barosi, attraverso una cinquantina di autovelox, dei quali solo due omologati, sarebbe riuscito ad ottenere appalti con le amministrazioni comunali, attraverso finte gare a cui partecipavano solo ditte a lui riconducibili.
In altri casi l'indagato bresciano offriva servizi aggiuntivi, quali il videoterminalista incaricato d'occuparsi dell'autovelox. Secondo le indagini, Barosi prendeva una percentuale sulle multe. In alcuni casi l' autovelox è risultato taroccato in modo da registrare una velocità superiore del 15% rispetto a quella reale.
L’inchiesta della Guardia di Finanza di Brescia ha riguardato la Garda Segnale di Desenzano, produttrice dei dispositivi di controllo stradale.
Secondo l’accusa gli apparecchi sono stati clonati, manomessi ed installati illegalmente su centinaia di strade italiane tra il 2007 e il 2009.
558 le persone denunciate, 146 le amministrazioni comunali coinvolte di cui due bresciane, quelle di Urago d’Oglio e di Toscolano Maderno, 367 funzionari pubblici controllati, per una frode fiscale che ammonterebbe a oltre venti milioni di euro.
L’inchiesta dei finanzieri è stata condotta in un arco di tempo di cinque anni.
Diego Barosi sarebbe riuscito a stabilire con i 146 comuni finiti nel mirino della Guardia di Finanza un accordo per la cessione a costo pari quasi zero degli apparecchi autovelox, alcuni dei quali irregolari, perché privi della matricola di omologazione.
Sessantasei le procure della Repubblica che hanno indagato sulla vicenda. A vario titolo sono contestati: associazione a delinquere, frode fiscale e falsa fatturazione, bancarotta fraudolenta.
L’uomo, grazie a verbali emessi da compiacenti funzionari amministrativi, guadagnava il 40% su ogni contravvenzione comminata.
Se si pensa che le multe irregolari rilevate in tutta Italia attraverso i dispositivi della Garda Segnale sono state 82mila per un valore di 11,5 milioni di euro, si comprende bene quale giro di affari si muovesse dietro al business degli autovelox taroccati.
Infatti, grazie alla maxi frode, Barosi avrebbe evaso, nel corso degli anni, in 27 società a lui riconducibili, quasi cinque milioni di euro, mentre sarebbero 18 i milioni di euro sottratti a tassazione. Nelle fasi dell'inchiesta, la vicenda venne portata alla ribalta nazionale da un servizio televisivo delle 'Iene'.
L’uomo è indagato in stato di libertà.
Fonte: qui.
mercoledì 2 febbraio 2011
Ernesto Lupo: il numero degli avvocati e` eccessivo
Condivido in pieno l'assunto del primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, nel suo discorso inaugurale al nuovo anno giudiziario, del 28 gennaio, ha sottolineato la presenza, in Italia, di un numero di legali “enormemente superiore ai bisogni sociali”;
per ogni giudice, ci sarebbero ben 32 avvocati quando in Francia sono solo 8 ed in Inghilterra 5.
Non solo. Anche il rapporto avvocati/abitanti sarebbe sproporzionato con 332 legali per 100 mila cittadini contro i 75 della Francia. L'eccessivo numero degli avvocati - spiega Lupo – condizionerebbe anche il carico di processi pendenti per l'insufficiente attività di filtro posta in essere da parte della classe forense.
Io aggiungo che un numero cosi alto di professionisti può indurre qualcuno ad esagerare.... pur di lavorare...Quindi condivido in pieno.
All'allarme lanciato dal Presidente Lupo, risponde il Cnf a mezzo del suo rappresentante, Guido Alpa, sottolineando come la soluzione per sfoltire l'eccessivo numero dei professionisti legali starebbe nel testo di riforma dell'ordinamento forense e, quindi, nelle mani del Governo e del Parlamento.
Ivi, sono previsti, infatti, sia dei più stretti limiti all'accesso alla professione sia un rafforzamento dei controlli sui professionisti iscritti all'albo che non esercitano in modo continuativo.
mercoledì 29 settembre 2010
La mia legge sul processo breve.
daSegreteria Presidente - pro61 segr.pres.fini@camera.it
a luciano1964@gmail.com
data29 settembre 2010 15:35
a luciano1964@gmail.com
data29 settembre 2010 15:35
oggetto Re: Trasmesso via Sito - La mia proposta di legge per il processo breve. proveniente da camera.it
15:35 (7 minuti fa)
Si comunica che il Presidente ha preso visione di quanto rappresentato nella Sua e-mail.
Con l’occasione il Presidente Le invia cordiali saluti.
La Segreteria del Presidente della Camera dei deputati
----- Original Message -----
From: luciano1964@gmail.com
To: segr.pres.fini@camera.it
Sent: Friday, September 24, 2010 7:40 PM
Subject: Trasmesso via Sito - La mia proposta di legge per il processo breve.
Se il Governo ci tiene davvero alla legge sul processo breve il suggerimento viene dai comuni cittadini.
Ma siamo sicuri che, al Governo Berlusconi, non interessa una legge che guardi all'interesse generale e senza alcuna disparità di trattamento.
Non si faccia convincere ad accettare una legge diversa da questa semplice proposta.
L'Europa ci riderà ancora dietro. La mia proposta di legge (semplice) sul processo breve
Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo Schema di disegno di legge contenente misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell’articolo 111 della Costituzione e dell’articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo.
Articolo 1 (Estinzione del processo per violazione dei termini di durata ragionevole)
«1. Nel codice di procedura penale, dopo l’articolo 346 è inserito il seguente: Art. 346-bis - (Non doversi procedere per estinzione del processo).
1. Il giudice nei processi per i quali la pena edittale determinata ai sensi dell’art. 157 del codice penale è inferiore nel massimo ai dieci anni di reclusione dichiara non doversi procedere per estinzione del processo quando:
a) dal provvedimento con cui il pubblico ministero esercita l’azione penale formulando l’imputazione ai sensi dell’articolo 405 sono decorsi più di tre anni senza che sia stata emessa la sentenza che definisce il giudizio di primo grado;
b) dalla data del deposito dell’appello sono decorsi più di due anni senza che sia stata pronunciata la sentenza che definisce il giudizio di appello;
c) dalla data del deposito del ricorso in cassazione sono decorsi più di un anno senza che sia stata pronunciata sentenza da parte della Corte di cassazione;
d) dalla sentenza con cui la Corte di cassazione ha annullato con rinvio il provvedimento oggetto del ricorso è decorso più di un anno senza che sia stata pronunciata sentenza irrevocabile.
2. Alla sentenza irrevocabile di non doversi procedere per estinzione del processo si applica l’articolo 649.
Articolo 2 (Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
2. Le disposizioni dell’articolo 1 si applicano a quei processi la cui azione penale ha inizio dopo la pubblicazione ed entrata in vigore della presente legge.
venerdì 6 novembre 2009
lunedì 23 febbraio 2009
Testamento biologico: malati sla, ascoltateci prima di fare legge.
“Prima di fare una legge su questi argomenti sarebbe più che opportuno ascoltare chi la nutrizione e l'idratazione artificiale le vive tutti i giorni sulla propria pelle”.
Così i malati di Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) dell'associazione “Viva la vita”, sul ddl sul testamento biologico approvato come “testo base” in Commissione Sanità del Senato.
Il provvedimento, che approderà tra due settimane nell'Aula di Palazzo Madama, vieta la sospensione di alimentazione e idratazione artificiali.
Ma l'associazione guidata da Mauro Pichezzi sottolinea in una nota che "la nutrizione artificiale rientra a pieno titolo nei trattamenti sanitari che, secondo l'articolo 32 della Costituzione, possono essere scelti per sé, in piena libertà e autonomia di pensiero. La prassi della nutrizione artificiale, che riguarda una larga parte dei malati di Sla, implica necessariamente l'impiego di personale sanitario nella gestione quotidiana, in una funzione per legge non demandabile ai familiari, come ad esempio quella del posizionamento del sondino nasogastrico o addirittura del confezionamento o del cambio della Peg".
Per questo i malati di Sla chiedono di poter dire la loro sul provvedimento, anche se, con una stilettata, ricordano che pur se "perfettamente in grado di esprimere la loro opinione, a molti questa opportunità è negata dalle Regioni, che nonostante gli appositi fondi, tardano a erogare i comunicatori. E' necessario, prima ancora di fare la legge, garantire a tutti i malati il diritto di comunicazione - sottolineano - Come faranno altrimenti a esprimere le loro volontà riguardo ai trattamenti?". "Se comunque, anche contro ogni evidenza, dovesse essere sancita per legge la natura non sanitaria della nutrizione artificiale", secondo quanto previsto dal ddl Calabrò, "ciò avrebbe ulteriori gravi conseguenze che, probabilmente, in pochi hanno preso in considerazione, ma che appaiono evidenti a chi vive quotidianamente con la malattia", fa notare l'associazione. Ad esempio, "come si potranno autorizzare le Asl - chiede Pichezzi - a erogare un trattamento non sanitario? Dovremo dunque pagare la nutrizione artificiale con la quale siamo nutriti ogni giorno allo stesso modo di chi, potendo assaporare e deglutire gli alimenti che sceglie, va al mercato a far la spesa? Non sarà più prescritta da un medico la nutrizione artificiale e nessun camice bianco ne garantirà l'appropriatezza e l'efficacia? Rimaniamo perplessi di fronte a una così grave ed evidente contraddizione. Ancora più perplessi dalla miopia o addirittura dalla cecità con cui gran parte della nostra politica e persino l'opinione pubblica sta affrontando una così complessa questione, per noi vitale. E' davvero sorprendente in questi giorni confusi - conclude il presidente di “Viva la vita” - l'atteggiamento di molte persone di fede cattolica, poco inclini all'umana pietà e alla misericordia. Mentre sull'altro versante accogliamo riflessioni di persone che, più ispirate da valori laici o addirittura atei ma usando il buon senso, considerano l'umanità con la più grande misericordia, al di sopra dell'ideologia e delle sue cieche restrizioni".
Così i malati di Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) dell'associazione “Viva la vita”, sul ddl sul testamento biologico approvato come “testo base” in Commissione Sanità del Senato.
Il provvedimento, che approderà tra due settimane nell'Aula di Palazzo Madama, vieta la sospensione di alimentazione e idratazione artificiali.
Ma l'associazione guidata da Mauro Pichezzi sottolinea in una nota che "la nutrizione artificiale rientra a pieno titolo nei trattamenti sanitari che, secondo l'articolo 32 della Costituzione, possono essere scelti per sé, in piena libertà e autonomia di pensiero. La prassi della nutrizione artificiale, che riguarda una larga parte dei malati di Sla, implica necessariamente l'impiego di personale sanitario nella gestione quotidiana, in una funzione per legge non demandabile ai familiari, come ad esempio quella del posizionamento del sondino nasogastrico o addirittura del confezionamento o del cambio della Peg".
Per questo i malati di Sla chiedono di poter dire la loro sul provvedimento, anche se, con una stilettata, ricordano che pur se "perfettamente in grado di esprimere la loro opinione, a molti questa opportunità è negata dalle Regioni, che nonostante gli appositi fondi, tardano a erogare i comunicatori. E' necessario, prima ancora di fare la legge, garantire a tutti i malati il diritto di comunicazione - sottolineano - Come faranno altrimenti a esprimere le loro volontà riguardo ai trattamenti?". "Se comunque, anche contro ogni evidenza, dovesse essere sancita per legge la natura non sanitaria della nutrizione artificiale", secondo quanto previsto dal ddl Calabrò, "ciò avrebbe ulteriori gravi conseguenze che, probabilmente, in pochi hanno preso in considerazione, ma che appaiono evidenti a chi vive quotidianamente con la malattia", fa notare l'associazione. Ad esempio, "come si potranno autorizzare le Asl - chiede Pichezzi - a erogare un trattamento non sanitario? Dovremo dunque pagare la nutrizione artificiale con la quale siamo nutriti ogni giorno allo stesso modo di chi, potendo assaporare e deglutire gli alimenti che sceglie, va al mercato a far la spesa? Non sarà più prescritta da un medico la nutrizione artificiale e nessun camice bianco ne garantirà l'appropriatezza e l'efficacia? Rimaniamo perplessi di fronte a una così grave ed evidente contraddizione. Ancora più perplessi dalla miopia o addirittura dalla cecità con cui gran parte della nostra politica e persino l'opinione pubblica sta affrontando una così complessa questione, per noi vitale. E' davvero sorprendente in questi giorni confusi - conclude il presidente di “Viva la vita” - l'atteggiamento di molte persone di fede cattolica, poco inclini all'umana pietà e alla misericordia. Mentre sull'altro versante accogliamo riflessioni di persone che, più ispirate da valori laici o addirittura atei ma usando il buon senso, considerano l'umanità con la più grande misericordia, al di sopra dell'ideologia e delle sue cieche restrizioni".
mercoledì 18 febbraio 2009
Violenza sessuale: secondo l’A.n.m., la scarcerazione del tunisino non è correlata al grave episodio di Bologna.
Intervenendo sulla vicenda del tunisino clandestino 33enne, che ha violentato una ragazza di 15 anni in un parco di Bologna, il presidente dell'associazione nazionale magistrati (A.n.m.) dell’ Emilia-Romagna, Rossella Poggioli, avrebbe dichiarato che “La scarcerazione, disposta dopo l'espiazione in via cautelare di due terzi della pena, non può essere messa in alcun modo in correlazione con il grave, diverso e imprevedibile episodio delittuoso di violenza sessuale, accaduto un mese dopo”.
Secondo il magistrato sarebbe invece necessario prendere atto che “l'attuale assetto normativo non assicura l'effettivo allontanamento dal territorio dello Stato degli stranieri clandestini, in particolare di quelli che vengono denunciati o addirittura condannati per reati, adempimento la cui materiale esecuzione esula dalle competenze della magistratura”. L'A.n.m. chiarisce che il magrebino è stato scarcerato dal Tribunale della Libertà di Bologna sulla base della considerazione che “l'ulteriore protrarsi della custodia, a fronte della sanzione comminata di otto mesi di reclusione, avrebbe di fatto comportato l'espiazione dell'intera pena in fase cautelare in violazione del canone di proporzione indicato dal codice di procedura penale e di generale applicazione”.
Secondo il magistrato sarebbe invece necessario prendere atto che “l'attuale assetto normativo non assicura l'effettivo allontanamento dal territorio dello Stato degli stranieri clandestini, in particolare di quelli che vengono denunciati o addirittura condannati per reati, adempimento la cui materiale esecuzione esula dalle competenze della magistratura”. L'A.n.m. chiarisce che il magrebino è stato scarcerato dal Tribunale della Libertà di Bologna sulla base della considerazione che “l'ulteriore protrarsi della custodia, a fronte della sanzione comminata di otto mesi di reclusione, avrebbe di fatto comportato l'espiazione dell'intera pena in fase cautelare in violazione del canone di proporzione indicato dal codice di procedura penale e di generale applicazione”.
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