sabato 27 giugno 2009

Sentenza che non condivido assolutamente specie se l'uso del telefonino è solo presunto.

Questa sentenza può anche dimostrare la linea dura della Cassazione contro chi fa uso del cellulare mentre è alla guida. Ma credo che non si possa esagerare e consentire ad un agente di multare un automobilista anche mentre si mette una mano tra i capelli.
Perchè è possibile che un vigile veda a distanza una cosa per una altra....
Quindi giudizio estremamente negativo per la sentenza n. 13118/09 con la quale la corte di cassazione ha stabilito che i vigili possono fare la multa anche senza la contestazione immediata.
Questa sentenza è in contrasto con altre precedenti.
Secondo la corte di cassazione l'unica possibilità di difendersi per il conducente sarebbe quella di dimostrare (quando? dopo 6 mesi?) che la posizione del vigile era a una distanza tale da non poter vedere che l'automobilista sta parlando al telefono.
Insomma se non si vuol pagare la multa secondo la corte di cassazione si deve dimostrare, metro alla mano, "la posizione effettiva dell'agente rispetto a quella del veicolo, così da potere in concreto valutare se a tale distanza si potesse incorrere in errore".
Assurdo, assurdo, assurdo....
La Corte ha così respinto il ricorso di un'automobilista sorpresa a parlare con il celllare in auto senza l'auricolare.
Probabilmente questa conducente era alla guida con il telefonino in mano ... ma ... se in altre circostanze .... il vigile ha un abbaglio?
In ogni modo la multa le era stata recapitata a casa ma non vi era stata alcuna contestazione immediata al momento del fatto.
Il caso è finito in Cassazione dove la donna ha sostenuto che la contravvenzione non poteva considerarsi valida perchè chi parla al cellulare mentre guida dovrebbe essere fermato al momento dal vigile. Se cio' non accade, vuol dire che il vigile si trovava ad una distanza tale da rendere possibile un errore di percezione (come da precedenti sentenze).
A nulla è valsa la fatica di portare il caso sino alla suprema Corte. Il ricorso è stato respinto e la Corte ha evidenziato che "la prova del possibile errore di percezione da parte dell'agente non può essere fondata su una valutazione presuntiva in ordine alla distanza" del vigile. Solo con una misurazione ad hoc "si sarebbe potuto provare la posizione effettiva dell'agente rispetto a quella del veicolo, così da poter in concreto valutare se a tale distanza" il vigile avesse potuto cadere in errore. Secondo la Corte "non è neppure sufficiente dedurre la lontananza dell'agente dal luogo della violazione solo sulla base dell'omessa immediata contestazione, posto che tale accertamento può essere effettuato anche a distanza che, per svariati motivi, non permette il fermo del veicolo".

1 commento:

Viviana ha detto...

Neppure io la condivido, anche loro sono esseri umani e anche i vigili si possono sbagliare. Magari, oltre alla multa dovrà anche pagare tutte le spese processuali. Buona vita, Viviana